Alle sei e trenta suona la prima sveglia.
Questa volta ci metto poco ad alzarmi dal letto, mio fratello alle 7 e 30 deve trovarsi a lavoro. Mi da un passaggio.
Sull’asse mediano prima delle 7 non ci trovi nessuno, l’aria è gelida e umida. In macchina è caldo la radio racconta e dritto il Vesuvio, imponente come sempre. Il cielo è una tavolozza e tira fuori le prime luci del giorno, mentre, con fatica, mette da parte l’ultimo buio. Faccio una foto.
Arrivato alla stazione saluto raf e prendo una strada, un ingresso, secondario. In genere entro dal centro ma evidentemente è da un po’ che ci mancavo e qualcosa e cambiato. Una volta dentro non ho fretta, il mio treno parte alle 8:00.
Cerco un edicola, quelli precedenti sono stati giorni molto movimentati. A Parigi hanno dato di matto e con il “Il Fatto” questa mattina esce Charlie Ebdo sono curioso.Il freddo nel frattempo entra anche in stazione,ho messo su un maglione col collo alto ed oltre al cappotto neor ho portato una sciarpa a cerchio che in casi come questi amo mettere in testa , ci avvolgo il capo.Un ora passa in fretta e il tabellone delle partezne segna il binario del mio treno,il 18.Con calma mi avvio alle carrozze trovo la mia, n 7 salgo e mi sistemo al posto 15.
Poso il mio zaiono, tolgo cappotto zaino e mi siedo.
Pino Daniele continua il suo Live nelle mie cuffie.Il treno parte puntuale.
Di fronte a me c’e’ un ragazzo, un mo cooetaneo. Non ha una bella aria, con quella faccia probabilmente andava a fare qualcosa che proprio non gli doveva piacere.”Il fatto” racconta nei dettagli la situazione Parigina, alcuni pareri sono molto interesssanti, anchio ho una mia idea ma questa è un’altra storia.Non faccio in tempo a finirlo il giornale che gli altoparlanti annunciano “Roma Termini”, viaggio rapido molte volte ci metto di più per arrivare in macchina a Pozzuoli.Per questo non vado mai a Pozzuoli.
Termini.
Un anno finita la scuola a mia madre venne l’idea di mandarmi da zio Salvatore a Roma.Ero entusiasta, amavo quella città e sravedevo per i miei zii.
All’epoca vivevano in una casa nel centro storico, sopra una chiesa, una delle tante.Roma è zeppa di Chiese.
Si entrava da un portoncino e per salire una rama di scale.Era sempre molto scuro e prima delle scale un piccolo spazio dove zio metteva ogni cosa, lui aveva passione per l’antico.
La casa, su due livelli, era molto accogliente.Il primo livello era un unico salone con una cucina ad isola e un grande tavolo in legno.I miei zii amavano invitare gente a casa e quando mi ci ritrovavo era proprio una festa. Dall’entrata Sulla destra una scala che a due livelli, uno intermedio dove c’era il bagno il seconda dove trovavi le camere da letto.Due, una matrimoniale con un finestrino dove zia dava da mangiare agli uccellini, che talvolta l’aspettavano, e una cameretta che sarebbe dovuta essere dei miei cugini, ma visto che era piccoli veniva usata come deposito per i tanti gichi. Quell’anno restai quasi un mese a Roma e fu veramente divertente, ma avevo 9 anni circa, e casa mia mi mancava, cosi mia madre decise di venire su a prendermi. Ricordo quel giorno. Andammo con i miei zii, francesca e Luca che era piccolissimo, alla stazione il treno da Napoli sembrava non arrivare mai. All’epoca si fermava in ogni stazione il viaggio era veramente tale.
Poi d’un tratto zio legge dell’arrivo ci porta sul binario e dal treno mia madre e i miei fratelli. Raf era un bimbo! Aveva una testa enorme, o forse ero che amplificavo tutto per la felicità. Nel frattempo, circa 25 anni dopo, nella stessa stazione, mi avvio verso l’uscita.
Avrei bisogno di un caffè ma preso da altro me ne dimentico. Una volta fuori, cerco il 69 solito autobus che mi porta in centro ma cè un bel sole, è una splendida giornata e Roma si lascia guardare.
Percorro via Nazionale a piedi, fino a Piazza Venezia , poi via del corno e m’infilo nei vicoli che portano a p navona, nel frattempo ho già scattato un po di foto.Cerco un bra per la colazione ma la macchina fotografica mi distrae. Arrivo al Panteon ed ogni volta mi passa davanti agli occhi la stessa scena di un film: Ocean Eleven dove, con l’appuntamento di ornella vanoni in sottofondo, lui scappa da lei scena che ho vissuto in altri posti. E’ un luogo magico nonostante sia pieno di gente a tutte le ore del giorno.L’azzuro di alcuni palazzi si perde nel giallo di altri e Roma Danza.Continuo la mia passeggiata e mi trovo a Sant’Eustacchio, pochi metri da Piazza Navona, e mentre sistemo il mio zaiono, sulla mia sinistra noto un portone.Una grande parete Arancio antico consumato dal tempo. Non avra vuto più di settanni. Una delle tante case costruite nella grande ricostruzione post gurerre mondiali.E’ una straordinaria composizone cromatica.Una porta marrone,e in alto a sinistra, quasi isolata, una finestra da cui venivan fuori tanti piccoli fiori rossi. Mi siedo, Un ginocchio per terra e prima di scattare contemplo la mia foto. In una città con duemila anni di storia, la mia foto che potessi trovare è una porta.Resto un po’ giù e un maresciallo dei carab mi nota. Mi scruta per un pò poi capisce,credo.
Passa vicno mi sorride e “Buongiorno”! buongiorno a lei signore. Roma racconta io ascolto.